Corrispondenza arrivata a don Agostino quando era ancora in vita
Il Cardinale Corrado Ursi,
Arcivescovo Emerito di Napoli.
Caro don Agostino,
mi felicito con te per la nomina a Vicario Episcopale della Diocesi e per il recupero prodigioso della tua salute. Prego ogni giorno per te. Il Signore, per la intercessione della dolce madre celeste ti dia di approfondire nei fedeli il senso della chiesa e un impegno pastorale esultando nell’Alleluia più festoso.
Abbraccio i confratelli e i fedeli.
+ Corrado
La lettera si riferisce al periodo della convalescenza a Brescia
Siamo alle solite discriminazioni di sesso, caro parroco, ai ragazzi è concesso stare lì con voi e a noi soltanto qualche notizia rubata tra l’altro.
Si, perché i maschiacci non vorrebbero dirci niente ma noi ci infiltriamo.
Non avendo comunque altro modo per starvi accanto io avrei pensato di farvi un lavoro ai ferri, visto che mi avete incoraggiato proprio voi quando ho iniziato a lavorare.
Spero che vi piacciano e che contribuiscono a farvi sentire, anche se solo in piccola parte, l’immenso calore che scaturisce dall’immenso affetto che ho per voi.
Vorrei scrivervi tante cose ma non mi lasciano molto spazio. Vi dico solo: vi voglio un Bene infinito!
Antonella
Periodo di Ricovero a Brescia (1987)
Quando il parroco si ammalò e fu necessario operare delle scelte per le cure, mi ricordo che anche alcuni giovani furono coinvolti e informati della situazione. Il prof. Squame, che fu medico del parroco, lo orientò verso l’Ospedale Civile di Brescia e fu necessario organizzarsi per la partenza e la permanenza a Brescia. Ci fu una bella mobilitazione e ci organizzammo in turni: alcuni lo accompagnarono, due restarono per il primo turno di assistenza di due settimane (Tonino Esposito e Lello Riccardi). Quando Lello ritornò io subentrai nel secondo turno insieme a Tonino Esposito (oggi fra’ Agostino) e rimanemmo fino al rientro a Napoli, per altre due settimane circa.
Nel tempo della sua degenza in ospedale lo ricordo sempre sereno ed interessato alle questioni della parrocchia e di tante persone. In Ospedale continuava anche la direzione spirituale con noi, e di tanto in tanto riceveva qualche persona che veniva a trovarlo da Napoli o da altri luoghi. La nostra permanenza con lui era rigidamente vincolata agli orari di visita ma, ricordo, che non esprimeva mai esigente particolari o impegnative per noi, eravamo per lo più occupati a fargli compagnia. Quotidianamente la telefonata di Salvatore Clemente portava notizie da e per Ponticelli.
Al rientro a Napoli, quando purtroppo si sapeva che non c’era nulla da tentare per la malattia, gli fu proposto di non stare in parrocchia e di continuare un po’ di degenza, perciò, in gran segreto, fu ospitato al don Orione ad Ercolano. Successivamente, stette nella piccola canonica in parrocchia e anche li trascorremmo molto tempo insieme, perché impegnati in turni di assistenza su 24h. Anche in questo periodo continuava a dedicarsi alla direzione spirituale alle confessioni e a seguire le vicende pastorali, affidate a don Franco Perna.
Don Federico Saporito
Nel gennaio del 1984 un giovane malato di mente sparò a don Agostino mentre celebrava. Si difese con il leggio. Rimarrà solamente ferito ad un dito.
Parrocchia della Santissima Trinità
Napoli – Via Tasso 297
Il Parroco
Napoli 14/01/1984
Caro Agostino,
con dolore ho appreso quanto ti è accaduto e con te ringrazio il Signore per lo scampato pericolo.
Indubbiamente, in questa tua incresciosa esperienza, ha trionfato l’Amore di Dio per i suoi sacerdoti, per te, specialmente, che ti distingui tanto per la tua bontà nonché per il tuo zelo pastorale.
Ti sono vicino spiritualmente e ti esprimo tutta la mia fraterna solidarietà.
Ti ricordo con piacere nelle mie preghiere, memore dei tuoi anni di ginnasio lodevolmente frequentati alla scuola apostolica.
Molti cari saluti ed auguri di ogni bene.
don Guido Sorrentino
Alcune testimonianze pervenute dopo la morte
Ho incontrato, per l’ultima volta, don Agostino,pochi giorni prima che morisse. Ero andato a quell’incontro pervaso da un’ansia sottile. Da molti anni i nostri rapporti erano occasionali e superficiali, ma in passato non era stato così. Per strada mi domandavo se era quella l’occasione per ripercorrere, sul filo della memoria, le tappe di quel cammino che per anni era stato comune e sul quale, ad un certo punto, non ci eravamo più ritrovati. Rievocare con don Agostino, quegli anni, quelle vicende, mi affascinava, ma al tempo stesso mi spaventava. Temevo di non riuscire a tenere con lui la giusta sintonia, l’opportuna chiave di lettura di avvenimenti che avevano influito, in maniera determinante, sulla mia vita e verso i quali non avevo ancora acquisito un atteggiamento emotivamente distaccato. Avevamo vissuto insieme momenti esaltanti, esperienze che ti scavano dentro e ti lasciano segni indelebili. Era la stagione del Concilio, del dialogo, della Chiesa dei poveri. Don Agostino rappresentava allora nella Chiesa di Ponticelli, il segno del rinnovamento, il testimone attento di un’epoca difficile, ma densa di speranze. Poi vennero gli anni delle contrapposizioni e delle lacerazioni. Atteggiamenti diversi, rispetto ai tempi e ai modi dl rinnovamento, imposero a ciascuno scelte sofferte, ma consapevoli che portarono inevitabilmente alla separazione. Adesso, a distanza di anni, avevo nuovamente l’occasione d’incontrare don Agostino che ormai, già da diversi giorni, era tormentato dalla febbre e dalle sofferenze. Era nella sua stanza, a letto, col volto stremato, ma sereno. Ero già stato in quella stanza molti anni prima, tuttavia provai una sensazione di disagio, di fronte alla condizione di estrema povertà in cui quell’uomo aveva scelto di vivere. Il nostro incontro non fu una rievocazione di eventi passati e neppure l’occasione per ricordare le esperienze comuni, le reciproche incomprensioni, i conflitti. Don Agostino non amava parlare di vicende personali, non per freddezza o per indifferenza verso le “umane cose” ma per un sentimento misto di riservatezza e di pudore. Parlammo invece della sofferenza e della malattia, degli interrogativi che l’uomo si pone di fronte al dolore, della possibilità di realizzare la propria crescita e maturazione, accettando con serenità le limitazioni e le pene imposte dalla malattia. Don Agostino era visibilmente stremato dalle sofferenze, eppure parlava dell’importanza del dolore fisico nel piano della Redenzione, con la stessa serenità con cui avrebbe tenuto un’omelia. Sembrava quasi che non fosse lui a soffrire. Credo che quando, in futuro, il ricordo di don Agostino mi tornerà alla memoria, lo rivedrò così, come in quell’ultimo nostro incontro prima che morisse. Delle tante immaginazioni che conservo di lui, questa è quella che, secondo me, aderisce meglio al vero spirito di quest’uomo e che meglio illustra i suoi non piccoli meriti: una grande fede, una assoluta onestà, una eccezionale coerenza.
Gabriele Riccardi
Ciao Padre Agostino
Sei stato la mia guida nel periodo della mia adolescenza, …hai celebrato le mie nozze…
Poi ci siamo un po’ persi di vista. Caso strano ci siamo rivisti in un periodo un po’ particolare della vostra vita: eravamo entrambi in difficoltà.
Mi sono rimaste impresse le sue confortanti parole: “Pace a te, Elena”.
Adesso io mi sento di doverti rivolgere le stesse parole: “Pace a te, Padre Agostino”. TI ricordo sempre con tanto affetto.
Elena
Un padre esemplare di grande spiritualità cristiana capace di infondere l’amore la Passione, la carità di Dio nei grandi e nei piccolo.
Melina Borrelli
Dopo vent’anni dalla morte
Don Agostino è una figura sacerdotale che per noi di Ponticelli è molto cara. Questo sacerdote noi lo ricordiamo con grande affetto e ammirazione per la testimonianza spirituale che ha lasciato in fondo ai nostri cuori. Una eredità che non può andar perduta. Don Agostino è tutt’ ora nella nostra mente “o parrc nuost!”. Così la gente ancora oggi lo definisce. Si nostro perché era davvero della gente, uno di noi, uno per noi, uno con noi.
Don Agostino per molti di noi p un immagine viva, in ogni casa c’è una sua immagine, quasi come santo protettore. La sua figura sacerdotale ha fatto sì che molti potessero imitarne l’esempio.
Padre Amedeo Riccardi
La presente testimonianza è parte di un lungo scritto
Avevo 15 anni quando un amico, Mimmo Viola, mi invitò a venire in parrocchia perche il parroco stava formando un gruppo di giovani . Così conobbi Don Agostino Cozzolino. Subito mi colpì la sua severità, che era però coerenza di fede ed immensa bontà ed il suo vivere povero coerente con il Vangelo.
Egli non perdeva tempo nel suo impegno pastorale, attuando con sollecitudine le istanze del Concilio Vaticano Il e del XXX sinodo della Chiesa di Napoli.
Un progetto che don Agostino ha sentito forte e intorno al quale ha lavorato instancabilmente per 28 anni è stato quello di trasformare la parrocchia, da luogo di culto, in comunità di amore, di amore soprattutto verso i poveri e i bisognosi.
Fu il primo a realizzare il Fac-Caritas gruppo dove siamo cresciuti noi giovani, educati alla carità, all'amore di Dio e del prossimo...
Era la stagione del Concilio, del dialogo, della Chiesa dei poveri.
Don Agostino rappresentava allora per la Chiesa di Ponticelli il segno del rinnovamento, il testimone attento di un' epoca difficile, ma densa di speranze…
Don Agostino è vissuto da uomo semplice, coerente con la vita che aveva scelto di fare, in umiltà e povertà senza mai cedere al compromesso, senza venir mai meno alla sua dirittura morale. Un uomo di grande fede, di assoluta onestà, di eccezionale coerenza.
Don Agostino Cozzolino mi ha insegnato che l'essenza del messaggio cristiano è in una parola: l' Amore.
Gennaro Saldalamacchia
La prima cosa che mi commosse tanto e non si è tolta mai dalla mia mente fu nel bicentenario dell’Incoronazione della nostra Mamma celeste la Madonna della Neve, quando ci fu una grande celebrazione, a viale Margherita e don Agostino portava la corona su un cuscino, con un volto beato pur sapendo la sua malattia. Era molto grave, già gustava la Gerusalemme celeste su questa terra.
Olga De Martino
La testimonianza è parte di una lettera di don Angelo D’Ambrosio ad Anna
Carissima Anna, riordinando alcune “carte” ho trovato una fotocopia di un foglietto che passava di nascosto tra un gruppo di seminaristi del Seminario Maggiore di Napoli - Capodimonte, i quali, stimolati da un loro compagno che si chiamava Agostino Cozzolino, ogni venerdì notte si alzavano e stando nella camerata, si fermavano in ginocchio accanto al proprio lettino e pregavano per la durata di mezz’ora, secondo il turno che ciascuno liberamente sceglieva. Che tempi, che fervore e che clima di spiritualità, alimentato da Agostino Cozzolino, c’era tra noi, alunni della prima liceale, quindicenni appena ma disposti al bene. Prega per me rivolgiti a don Agostino, mio compagno di Seminario e fratello nel presbiterato; che egli interceda per me presso Dio e mi ottenga la Sua misericordia.
Angelo D’Amobrosio
Il mio ricordo di Don Agostino Cozzolino risale a11985, anno in cui con mio marito e mio figlio venimmo ad abitare a Ponticelli nel Parco Azzurro.
Un'amica ci inserì nei "gruppi di spiritualità familiare" in cui la famiglia, scoprendo la propria identità cristiana, fa un percorso di crescita nello spirito e nella fede. Don Agostino amava ascoltarci.
Noi ci confrontavamo dopo la lettura della Parola di Dio.
Solo alla fine dell'incontro, il parroco interveniva per dissipare i nostri dubbi.
Ricordo la pazienza del suo ascolto, il sorriso sempre pronto, la premura che i bambini pregassero insieme a noi genitori.
Per me e mio marito l'aver partecipato ai gruppi di famiglia con Don Agostino ci ha aperto la "porta" attraverso cui siamo entrati, poi, nella più vasta comunità parrocchiale. Ci hanno aiutato nella crescita spirituale di coppia, nella vita di fede familiare e nel nostro impegno apostolico.
Angela e Salvatore Sorrentino
Molto volentieri e con sentimenti di sincera gratitudine rendo testimonianza a Don Agostino per quello che è stato e per ciò che ha fatto. Sì,la sua memoria è in benedizione presso tutti quelli che lo hanno conosciuto e hanno beneficiato del suo ministero sacerdotale. Dico subito che il segreto della sua vita esemplare e della fecondità del suo ministero sta nell' aver saputo unificare tutta la sua vita in Cristo Gesù, mediante la docilità all'azione dello Spirito Santo ed il suo impegno personale. Di qui la sua costante serenità e fiducia, anche durante il lungo periodo della malattia che lo preparò all'incontro finale con il Signore. "Unità di vita " coltivata quotidianamente attraverso l'ascolto della parola di Dio, che sfociava nella vita di preghiera, intesa come rapporto di amicizia e di amore con il Signore; la celebrazione dell'Eucaristia intensamente vissuta, la filiale devozione alla Madonna.
Questa ricchezza di vita interiore rendeva fecondo il suo ministero e alimentava nel presbiterio diocesano la fraternità sacerdotale e la collaborazione pastorale.
Io credo che dal cielo, dove ora gode la pienezza della comunione con Dio nella gioia e nel rendimento di grazie, continua a farci sentire la sua presenza, ottenendoci dal Signore l'aiuto necessario perchè anche la nostra vita sia vissuta nella fedeltà a Dio e nel servizio di amore ai fratelli.
Mons. Francesco Colucci
Padre Cozzolino è stato l’ancora, la speranza per color che si rivolgevano a lui per un aiuto, spinti dalle necessità della vita per indigenza e malattia. Lui li accoglieva con il suo paterno sorriso ed il suo francescano amore. Si, li aiutava, consta a me personalmente. La sua immagine, la sua caritatevole bontà ha lasciato in noi un ricordo indelebile, una eredità di affetti, e lui dalla gloria dei cieli, con il suo amorevole sorriso, ci guida nella vita.
Vincenzo Alessio
Dall’omelia di don Pasquale Di Luca del 5/11/2007
Don Agostino Cozzolino pur provenendo dalla vicina Ercolano, amò la Madonna della Neve, con tutto l’ amore del Suo cuore, quel grande cuore che per 28 anni ha battuto all' unisono, fortiter et suaviter, con il cuore del popolo di Ponticelli, che, unanime, riconosce in Maria SS. della Neve, la sua forza unificatrice e santificatrice...
Nel Suo diario spirituale egli annota: "Maria, Tu sei la mia cara Mamma, ti sento vicina e mi sento guardato da Te con occhio d'amore; io desidero poggiare il capo sul Tuo Cuore". La Madonna, per Don Agostino, è il modello perfetto per vivere fedelmente e fino in fondo la Sua consacrazione battesimale e sacerdotale.
Perchè a distanza di 20 anni parliamo ancora di Lui? Perchè, quantunque morto, Egli parla ancora? Il libro del Siracide dice che il giusto sarà sempre ricordato, mentre il Cantico dei Cantici che l 'amore è più forte della morte. Ma quale è stato il segreto di una vita cristiana, sacerdotale e pastorale così diremmo "riuscita"?
Il segreto era il Suo mondo interiore, interamente posseduto dalla Grazia, animato dalla carità e da profonda umiltà.
Ricordo don Agostino quando pregava: anche il Suo corpo esprimeva la Sua interiorità: quasi sempre in ginocchio, mani giunte e dita intrecciate, occhi ermeticamente chiusi, un atteggiamento del volto fortemente e gioiosamente sofferto, una preghiera assorta che Lo "isolava" spiritualmente da tutto e da tutti.
Don Agostino è presente spiritualmente tra noi, continua a dirci: " Amate la Madonna della Neve e fateLa amare "!
Don Pasquale Di Luca
Don Agostino è il parroco che mi ha battezzato e con il quale ho cominciato, qualche anno dopo, il catechismo.
Ho ben in mente i pomeriggi passati nella sala della congrega di Sant' Anna: io e i miei amici leggevamo pagine del libro "lo sono con voi", passi del Vangelo, preparavamo le recite per Natale. Poi, quando meno ce lo aspettavamo, entrava don Agostino che subito ci spiegava in maniera semplice i misteri così incomprensibili, soprattutto per dei bambini, legati alla fede religiosa.
Spesso ci portava un biscotto, una caramella.
Senza nessun dubbio so che è stato un parroco ottimo per la fede il rispetto dimostrato al suo abito, per l' infaticabile opera svolta presso i ragazzi di questo martoriato quartiere, per l' indefesso impegno profuso per tenere unita la sua parrocchia e i suoi fedeli nei tempi moderni dove le ,trazioni e i facili guadagni allontanano gli uomini dalla loro umanità e il germe di bontà che, lo spero, deve essere in ciascuno di noi.
Monica Piccolo
Avevo una fede debole, limitata solo alla messa domenicale e don Agostino, con la sua umiltà e il rispetto per gli altri, pian piano seppe attirarmi ed accendere in me l’amore per Cristo fino a farmelo considerare il mio amico fedele in questo cammino terreno.
Sono passati più di vent' anni da quando don Agostino ci ha lasciati, ma il tempo non ne sbiadisce il ricordo. La vera memoria di lui è la profonda e grande consapevolezza di quello che è stato per. noi, di quello che ha dato, di quanto ha seminato durante tutto l'arco di un'esistenza volta a farsi dono agli altri, per amore di Dio.
Don Agostino apparteneva a Dio: il suo cuore, i pensieri, le azioni, le privazioni, l'impegno pastorale, la sofferenza, tutto se stesso era offerto al Signore. Aveva in se Dio e lo testimoniava con l' amore che metteva nel ricercare e fare la Sua volontà. Da tutta la sua persona sprigionava un ' autorevolezza che metteva quasi soggezione e incuteva un rispetto riverenziale. Crediamo che fosse la sua pace interiore a modularne i gesti e le parole. Una pace che era il frutto del suo intimo e speciale rapporto con il Signore. Don Agostino era "in Cristo", viveva "per Cristo", agiva "con Cristo". E, come Cristo, don Agostino fu fedele alla Chiesa che servì con entusiasmo ed obbedienza, attento alle indicazioni post conciliari. Il progetto di rinnovamento della parrocchia, denominato "Nuova Immagine di Parrocchia" (NIP), divenne l' obiettivo di una pastorale organica e pianificata, all' interno della quale ebbe uno spazio rilevante la Pastorale Familiare. I gruppi di spiritualità che tuttora esistono in parrocchia, diligentemente seguiti dai parroci che, succeduti a don Agostino, ne hanno continuato l' opera, testimoniano la validità del progetto. Ad esso don Agostino lavorò con fede, speranza ed illuminata carità, trasformando la parrocchia in comunità.
Anna Maria ed Andrea Rullo
Ora che siete ancora più vicino al Signore ricordatevi di me nelle vostre preghiere affinchè riesca sempre a conservare un sguardo di fede sul molto lavoro che c’è qui in parrocchia.
Sto dando fondo a tutte le me energie fisiche e spirituali ma in compenso sto riavendo un grande conforto: le vostre idee, la vostra spiritualità, il vostro modo di impostare il lavoro sono presenti in tutti gli operatori pastorali e il vostro ricordo e gli insegnamenti ci aiutano nei momenti difficili.
Qui tutto riusa ancora della vostra presenza e perfino le pareti del tempio sembrano dire: “Parroco, torna presto in mezzo a noi…”.
Luigi
In più di 25 anni di presenza nella nostra parrocchia Padre Cozzolino ha dato alla comunità tutto ciò che aveva.
Sono centinaia gli episodi che potrei narrare e che dimostrerebbero la forza di un uomo che non si limitava a leggere “il Vecchio e il Nuovo Testamento” ma che attraverso il suo comportamento faceva capire che esso doveva essere messo in pratica e che era possibile farlo.
Mi ricordo che un giorno padre Cozzolino mi chiamò e mi chiese di portare due maglie di lana ad un fratello bisognoso.
La cosa potrebbe sembrare normale, ma non lo è se si pensa che quelle due maglie erano sue e che lui se ne era privato per amore di un fratello.
Quando ripenso a lui il cuore mi si riempie di gioia e di speranza. Io so che padre Cozzolino sarà sempre vicino a noi e oggi a distanza di anni dalla sua morte, ancora oggi io nei momenti di sconforto penso a lui e alle cose che mi avrebbe detto, cosi ho la forza di riprendere il mio cammino che mi porterà più vicino al “Signore”.
Anonimo
Nel parlare di don Agostino si corre il rischio di essere ripetitivi, in quanto la sua bontà ed il suo spirito di carità, era per lui pane quotidiano. Gli sono stato vicino per tanti anni ed ho tanti ricordi, ma uno in particolare che voglio ricordare che sottolinea la sua umiltà e la gioia di restare nascosto. Ero poco più che ragazzo e arrivò in Chiesa la notizia che una bambina della nostra stessa parrocchia doveva subire un intervento cardiaco e questo era possibile solo all’estero ed a pagamento (Prof. Bernard). Organizzamo quindi una raccolta fondi. Quando andammo da don Agostino per affidargli i soldi per portarli ai genitori della ragazza, lui ci disse che chi aveva organizzato la raccolta doveva poi andare presso la famiglia e consegnare il ricavato. Ma non solo: ci aggiunse altri soldi e ci mandò a casa della ragazza. Questo lo può fare solo che in primo piano non mette se stesso, ma l’amore per il prossimo.
Franco Migliorato
“Un uomo di grande statura morale, viveva una spiritualità non comune: pastore illuminato, guidava il suo popolo con grande impegno”.
La sua memoria rimane in benedizione nel popolo di Ponticelli e la sua tomba nel cimitero è sempre piena di fiori e continuamente visitata dai fedeli.
Dopo anni dalla sua portelo ricordiamo con venerazione e immutato affetto e chissà che non potremo vedere iniziata per lui la causa di beatificazione.
Don Attilio Pirio
I sacerdoti di Ponticelli,
La Parrocchia S. Maria della Neve,
Il Comitato festeggiamenti in onore di M. SS. della Neve
nel 2007 hanno promosso un’iniziativa popolare diretta a chiedere al Comune di Napoli di intitolare una strada del quartiere a don Agostino Cozzolino.
Nell’aprile 2009 la seguente lettera comunicava l’accelerazione della richiesta.
Caro don Ciro,
a te che sei il padre della comunità dei fedeli della Chiesa della Madonna della Neve, voglio esprimere tutta la mia soddisfazione per il risultato raggiunto. Dare ad una delle strade del nostro quartiere il nome di un parroco che, per le sue azioni e per la sua fede, vive nel cuore e nelle preghiere di tanti fedeli rafforzerà sicuramente il senso di appartenenza di noi tutti ad una comunità, che è soprattutto di credo e di valori, oggi ancor più indispensabili.
È proprio considerando questo aspetto che l’Amministrazione Comunale ha inteso assecondare una straordinaria proposta nata nel territorio ed è tenendo conto dell’importanza di ricordare un uomo che ha scelto di vivere nella fede e per il ben altrui che anch’io mi sono adoperato.
Il completamento dell’iter burocratico, lungo e faticoso, si concluderà proprio in questi giorni.
Massimo Cilenti
Il 27 luglio 2009, nel 57° anniversario delle ordinazione sacerdotale di don Agostino, Corso Ferrovia, dopo una celebrazione civile, verrà denominato Via don Agostino Cozzolino – Parroco.